“Servono meno persone che seguono procedure e più persone che creano significato. Serve un dialogo con chi crea le tecnologie, con chi le interpreta e le valuta dal punto di vista etico, e con chi le riconcilia con i valori della società. Servono luoghi di comprensione e di approfondimento: il mio augurio è che il Salone possa essere uno di questi luoghi”. Paola Bonomo, advisor nel campo del digitale, anticipa i temi che affronterà nella sessione d’apertura di mercoledì 22 del Salone dei Pagamenti “I pagamenti nella rivoluzione digitale” (qui il programma)

 

A due giorni dall’apertura della seconda edizione del Salone dei Pagamenti, abbiamo chiesto alla keynote speaker della sessione d’apertura  Paola Bonomo - consigliere indipendente, angel investor e advisor nel campo delle tecnologie digitali – quali sono le riflessioni che sempre più impone la “distruzione” tecnologica di oggi e di domani: sul lavoro dell’uomo e sul ruolo delle macchine, sulla società, sulle tecnologie emergenti, sulla trasformazione dei mercati. E sull’importanza del dialogo e del confronto.

Digitale e intelligenza artificiale crescono in maniera esponenziale in quasi tutti i campi dell’attività umana. Quali saranno i compiti insostituibili dell'uomo, in un mondo - ormai prossimo - nel quale le macchine saranno in grado di svolgere la maggior parte dei ruoli e delle funzioni che oggi compongono le consuete routine lavorative?

Quando Michelangelo si faceva mandare il marmo da Carrara per le sue sculture, il lavoro necessario a cavare blocchi di marmo dalla montagna e trasportarli, facendoli scivolare metro dopo metro su tronchi insaponati, fino alla pianura, era un lavoro tra i più duri e pericolosi che si potessero immaginare: non credo che nessuno rimpianga che oggi sia largamente demandato alle macchine. Le invenzioni tecnologiche, dalla ruota al telaio, hanno sempre portato cambiamenti nelle occupazioni delle persone. In gran parte il cambiamento riduce i posti di lavoro in occupazioni pericolose, stressanti o altamente ripetitive: e credo che questo sia senz’altro un bene, perché forse un domani guarderemo il telemarketing come oggi guardiamo il lavoro – per fortuna estinto – di chi spostava blocchi di marmo con le funi di canapa e la forza delle braccia. Domani serviranno meno persone che seguono procedure, e più persone che creano significato.

Tra i numerosi temi che affronterà il Salone dei Pagamenti c’è anche quello delle tecnologie blockchain, esempio di automazione già in atto, di "delega alle macchine" e di semplificazione dei processi. Sotto quali aspetti in particolare - oltre a quello più evidente delle cryptovalute - queste tecnologie avranno applicazione e impatto nell'ambito dei pagamenti e più in generale nell'industry finanziaria?

L’invenzione di Satoshi ha un potenziale davvero straordinario, perché per la prima volta abbiamo su scala mondiale un modello alternativo di certificazione, validazione e “fiducia”, che passa da una validazione collettiva. La moneta bitcoin, insieme alle criptovalute nate sulla sua scia, è essenziale al funzionamento della blockchain perché crea la struttura di incentivi alla sua base; si parla infatti a mio parere solo impropriamente di “blockchain private” per denominare dei database distribuiti, l’accesso ai quali però è pur sempre autorizzato da qualcuno. Al di là di questa precisazione, ci sono scenari in cui, nel futuro, le blockchain potrebbero disintermediare alcuni ruoli, persino i mercati azionari e obbligazionari e in parte le banche stesse. Sono scenari ancora poco probabili e, allo stato attuale delle cose, forse persino difficili da immaginare. Ma ci sono ormai abbastanza teste al lavoro per dire che nei prossimi anni queste tecnologie metteranno alla prova lo stato attuale delle cose. Nel mondo dei pagamenti, questo è un fattore in più da aggiungere all’elenco delle forze già in campo che comprimono la marginalità degli operatori tradizionali, dalla pressione regolamentare alla forza dei player digitali come Apple, Google, Alipay e WeChat.    

I quesiti che l'innovazione tecnologica pone sono sempre meno specialistici, e riguardano sempre più i temi chiave dell'etica e della convivenza sociale. Quali sono gli strumenti per "leggere" questa rivoluzione in atto? Quanto iniziative come il Salone dei Pagamenti possono contribuire a diffondere questa cultura del cambiamento?

A mio parere avremo bisogno sia di fortissima specializzazione, sia di un approccio molto più interdisciplinare che in passato. Scrivere la regolamentazione dei mercati finanziari, disegnare i programmi scolastici del futuro, discutere di politiche pubbliche e di welfare, rifare il codice della strada per le auto che si guidano da sole, definire i protocolli medici per le terapie genetiche: la società non potrà più delegare questi compiti al di fuori di un dialogo con chi crea le tecnologie, chi le interpreta e le valuta dal punto di vista etico e filosofico, e chi le riconcilia con i valori della società. Non la società in cui abbiamo vissuto fino a ieri, ma quella di domani, in cui i nostri figli e nipoti si troveranno a realizzare il loro potenziale. Abbiamo bisogno sempre di più di luoghi di comprensione, di dialogo, di indagine scevra da pregiudizi: il mio augurio è che il Salone dei Pagamenti possa essere uno di questi luoghi.