Al centro del Salone dei Pagamenti l’innovazione! Ma quali
sono gli orientamenti degli italiani? Il feeling
con il telefonino potrebbe battere il vecchio vizio del contante? Dall’acquisto
del biglietto del tram tramite app alla diffusione dei servizi contactless, lo
scenario dei pagamenti digitali segna percentuali in forte crescita …

Di Mattia Schieppati    

In Italia il sistema dei pagamenti innovativi
vale 21 miliardi di euro (dato 2015, +22% rispetto al
2014). Una fetta ancora piccola in termini assoluti, ma che fa registrare i più
significativi tassi di crescita anno su anno. E che, se la progressione dovesse
continuare ai ritmi macinati negli ultimi 3 anni, già entro in 2018
costituiranno una realtà imprescindibile per qualsiasi ragionamento legato al
tema del payment. Siamo infatti proprio nel mezzo di un processo di cambiamento
delle abitudini e dell’approccio ai pagamenti, cambiamento spinto e sostenuto
da un rapporto tra utenti e smartphone – principale driver del cambiamento – ormai
rodato e maturo. Ora tocca ai servizi offerti nel campo dei pagamenti (e ai
soggetti che li propongono, banche in primis) adeguarsi agli utenti. Il Salone
dei Pagamenti
nella tre giorni di novembre (9-11) punta i riflettori
sull’incontro tra le nuove esigenze dei consumatori e l’evoluzione
dell’offerta. Ma veniamo ai dati di mercati sui pagamenti innovativi, che
emergono nell’ultimo rapporto dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del
Politecnico di Milano. Una fotografia di
tutto quello che è il sistema dei pagamenti digitali italiani e di
quelli che sono i segmenti più interessanti e in
maggiore sviluppo all’interno del mare magno di strumenti e soluzioni emerse
negli ultimi tre anni nel settore del FinTech. (l’ultima edizione del report,
dal titolo Overview del Mobile Payment & Commerce in Italia: Engage your
Customers
, si riferisce ai dati 2015 ed
è acquistabile a questo link).
A collocare il tutto nella corretta
prospettiva è Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment &
Commerce del Politecnico, che con grande realismo parte dall’aspetto più
conservativo del rapporto tra italiani e sistemi di pagamento: «Noi esploriamo quelle che sono le nuove frontiere, ma ricordiamoci che
siamo un Paese in cui quasi il 50% dei pagamenti passa ancora attraverso il
contante, mentre i pagamenti digitali tradizionali, vale a dire quelli gestiti
con le carte, valgono poco più del 20%. Peraltro la crescita del digital
payment non è stata certo incoraggiata dalla Legge di Stabilità 2016 che
aumenta a 3000 euro il limite nell’utilizzo del contante per i pagamenti».
Eppure, smorzati gli entusiasmi, qualcosa si muove. Anzi, parecchio. E gli
sviluppi più interessanti vengono proprio dal comparto dei New Digital Payment,
che comprendono sia tutti i servizi di pagamento realizzati attraverso
snartphone e app da remoto, sia i pagamenti – effettuati sempre con smartphone –
ma nelle modalità contactless e “di prossimità” (per esempio, nei negozi).
Vediamo un po’ di numeri, per comprendere lo
scenario. 

Mobile Remote Payment
L’acquisto di beni, servizi e contenuti via
smartphone tramite app e mobile site (cd. “Mobile Remote Payment 
& Commerce”) cresce del 48% e raggiunge
i 2,8 miliardi e una penetrazione del 13% nei New Digital Payment. Questa
componente è trainata soprattutto dalla crescita del 71% dell’acquisto di beni
e servizi via mobile: il Mobile (Remote) Commerce di beni e servizi ha sorpassato
gli 1,7 miliardi di euro di transato (valeva 1 miliardo nel 2014), pari a circa
il 10% dell’e-commerce. Grazie all’ingresso
di nuovi esercenti e alla semplificazione della fase di pagamentogarantita
dai mobile wallet
, raggiungerà nel 2018 quota 4,2-4,8 miliardi di euro (rappresentando oltre il 15% dell’e-commerce).
La crescita più interessante è legata a quei servizi
basati su mobile payment
che hanno fatto della semplicità di utilizzo la
loro chiave di successo: il pagamento di bollettini, l’acquisto di biglietti
per il trasporto urbano, il pagamento della sosta, o il noleggo di auto in car
sharing. Il pagamento di bollette e bollettini da cellulare passa dai 21
milioni di euro del 2014 agli oltre 57 milioni di euro del 2015 (+172% rispetto
al 2014). «Tale crescita è principalmente dovuta all’aumento dei servizi
disponibili nei mobile wallet e nelle applicazioni delle utility», dice il
report. Cresce di oltre il 160% anche la componente del mondo del trasporto
(biglietti dei bus, pagamento delle soste e car/ bike sharing), che supera i 40
milioni di euro. In particolare, nel 2015 sono stati acquistati oltre 6 milioni
di biglietti per il trasporto pubblico locale, pagate oltre 6 milioni di corse
di car sharing e 3 milioni di soste attraverso il telefono cellulare. Nel 2018
prevediamo che, spinto dalla crescita della componente bollettini e dai servizi
in mobilità, il Mobile Remote Payment potrebbe superare i 500 milioni di euro.
Ora, una volta “agganciato” l’utente
grazie alla facilità di utilizzo di questo tipo di servizi, bisogna riuscire a
traghettare la stessa usability esperienziale nei sistemi di acquisto e
pagamento in negozio.  

Contactless Payment e Mobile Proximity Payment
Nei punti vendita il transato dei Contactless
payment e Mobile Pos (pagamenti mediante carta o telefono contactless) si
attesta rispettivamente sui 700 milioni (3%) e 500 milioni (2%) di euro.
L’infrastruttura contactless è pronta a supportare la crescita: le carte
contactless passano da 12 a 20 milioni mentre i Pos abilitati sono 500.000, +100% rispetto al 2014. Tuttavia
solo 1 transazione su 85 (quasi 30 milioni nel 2015, più che triplicate
rispetto al 2014) e 1 euro su 200 (circa 700 milioni di euro nel 2015, erano
200 milioni di euro nel 2014) sono transati con questa modalità. «La scelta di
alcuni importanti esercenti di “forzare” il pagamento in modalità contactless
per tutte le carte che adottano anche questa tecnologia può portare i pagamenti
contactless nel 2018 (a quasi 9 anni dal lancio in Italia), a valere tra i 6 e
gli 8 miliardi di euro. A questo si somma il Mobile Proximity Payment, che
vedrà importanti lanci nel corso del 2016 e 2017 e una rapidissima crescita e
diffusione raggiungendo in meno di tre anni dal lancio un intervallo tra i
2,6-4,5 miliardi di euro di transato», sottolineano i ricercatori nel Report
del Politecnico. 

Quali leve spingere?
Il punto di partenza, insomma, per essere un
Paese in genere lento nell’approcciare all’evoluzione tecnologica, è buono. Ma
sono ancora tante le azioni da mettere in campo. Un compito importante è quello
affidato agli operatori (non per niente il titolo del Report si chiude con
un’incitazione: «Engage your customers»). «Dall’indagine qualitativa sul
consumatore italiano», osserva Valeria Portale, «è infatti emerso che il
consumatore preferisce sempre più il pagamento via smartphone perché ne apprezza la velocità,
l’accessibilità costante e la conferma del tracking della spesa
. Esprime
ancora il timore di poter pagare con il cellulare solo occasionalmente, di
dover verificare il livello di batteria e connessione e di dover far ricorso a
nuove password e procedure. È quindi necessario che gli operatori garantiscano unauser experience semplice e immediata: l’utente vuole poter associare la
carta direttamente dall’applicazione, con pochi click o fotografandola e, al
momento del pagamento in negozio, vuole poter avvicinare il telefono senza
dover aprire un’applicazione e utilizzare l’impronta o il Pin per autorizzare la transazione».
Ma poi servono anche politiche forti “di sistema”. «Per colmare il
ritardo nella diffusione dei pagamenti digitali in Italia rispetto alla media
europea, è a nostro avviso necessario muoversi in due direzioni: consolidare
l’offerta di servizi innovativi
che facciano davvero leva sull’attrattività
del mobile e mettere in atto un piano di incentivipromosso dal
soggetto pubblico
», continua Portale. «L’Italia gode di un’ottima base
infrastrutturale per l’accettazione di pagamenti digitali e di una buona
diffusione di carte di pagamento tra la popolazione, in linea o superiore ai
paesi europei più sviluppati, segno che il sistema finanziario ha lavorato bene
per creare le condizioni necessarie allo sviluppo dei pagamenti digitali. I
dati di effettivo utilizzo, tuttavia, collocano il nostro paese agli ultimi
posti in Europa. Secondo le nostre stime, la gestione del contante costa
all’Italia circa 9,5 miliardi di euro, costi ai quali aggiungere il gettito
perso per l’erario – circa 27 miliardi di euro ogni anno – derivante dalla
fascia di economia sommersa legata all’utilizzo di contante, in quanto non
tracciabile».