Dalla Svezia all’Australia, dall’India a Taiwan. Un itinerario estivo attraverso i Paesi che hanno imboccato con decisione la strada della cashless society: politiche pubbliche, spazio all’innovazione Fintech, smartphone e app per abbattere l’uso del contante. Qualche suggerimento per sfruttare l’estate e arrivare con un ricco bagaglio di esperienza reale al prossimo Salone dei Pagamenti …

Di Mattia Schieppati

La proposta per questa estate di vacanze? Partire senza un soldo in tasca. Tranquilli, non è un’incitazione a rinverdire le avventure della giovinezza, zaino in spalla, autostop e tanto spirito di avventura. Ma l’invito alla partenza no cash potrebbe essere uno spunto per provare a tracciare un itinerario attraverso i Paesi che – combinando la fondamentale “spinta” pubblica con l’intraprendenza privata (spazio alle Fintech, digitalizzazione dal basso) – hanno imboccato con più decisione la via della cashless society, mettendo in campo strategie, strumenti e soprattutto una mentalità che guarda ai sistemi di pagamento digitali in maniera allargata. Con l’obiettivo, appunto, di ridurre al minimo o addirittura azzerare, la circolazione del contante. La vacanza cashless potrebbe così essere un’ottima esperienza per arrivare con spunti e idee, ma soprattutto con il valore aggiunto insostituibile della pratica vissuta in prima persona, all’appuntamento con il Salone dei Pagamenti di novembre.

Puntare a Nord

La prima destinazione di questo itinerario è senza dubbio la penisola scandinava: è infatti la Svezia il Paese che, su questo fronte, da qualche anno sta lavorando con rigore nordico all’abbattimento della circolazione del contante. «La banca centrale svedese deve valutare seriamente la possibilità di soddisfare il bisogno del pubblico di liquidità fornendola in forma elettronica» ha dichiarato, lo scorso novembre, la vice-governatrice dell’Istituto di emissione svedese Cecilia Skingsley presentando il progetto di “e-corona", una moneta elettronica ufficiale “battuta” dalla stessa banca centrale del Paese. La Skingsley non ha indicato un limite temporale per l’entrata in vigore di questa rivoluzionaria iniziativa, e ha cautamente precisato che l’obiettivo non è sostituire il contante («La moneta virtuale dovrebbe solo fungere da complemento»), ma un tale pronunciamento dà il segnale di quanto la questione della digitalizzazione istituzionale dei pagamenti sia un tema serio. Quasi un segno del destino, se si considera che proprio in Svezia fu stampata (correva l’anno 1661) la prima banconota di carta in Europa, grazie a una felice intuizione del banchiere Johan Palmstruch: creare un mezzo di pagamento semplice da usare, più leggero e sicuro da trasportare rispetto ai grossi quantitativi di monete e meno costoso da produrre. Dopo tre secoli, ecco che sempre da Stoccolma parte la nuova sfida, che poggia sugli stessi presupposti: adottare un nuovo strumento di pagamento che sia facilmente trasportabile, senza costi e più sicuro del contante.

Al tema ha dedicato un lungo reportage anche Nathan Heller, giornalista del New Yorker. «Le Pmi stanno giocando un ruolo fondamentale nel ridurre l’uso del contante», scrive Heller: «Sempre più negozi oggi appendono fuori dall’ingresso un cartello in cui c’è scritto “non accettiamo contante”. Basti solo pensare a tutto il tempo che porta via, ogni giorno, dover contare i soldi in cassa». Secondo la rivista americana l’idea di cashless society ha guadagnato consensi plebiscitari in Svezia senza alcuna imposizione dall’alto. «Per gli svedesi il valore del denaro è direttamente proporzionale alla sua condivisione. Non merce da accumulare, quindi, ma mezzo di creazione di legami sociali: una prospettiva condivisa innanzitutto dai più giovani, tra i quali è diventata molto popolare Swish, un’app di pagamento peer-to-peer basata unicamente su smartphone, usata perfino durante le funzioni religiose in chiesa per raccogliere le offerte o per effettuare donazioni in beneficienza». Secondo i dati della Riksbank, la banca centrale, ben 900 sportelli bancari nel Paese su 1.600 non maneggiano più banconote e i pagamenti in contanti lo scorso hanno riguardato solamente il 2% delle transazioni complessive effettuate nel Paese, una percentuale che si prevede scenderà allo 0,5% entro il 2020, e ormai la stragrande maggioranza dei treni, dei bus e dei locali di ristorazione accetta solo pagamenti elettronici. Quindi, se la prima tappa del vostro viaggio sulle tracce dei digital payment è Stoccolma, mi raccomando non fate i soliti italiani: se volete lasciare la mancia al ristorante, non lasciate un biglietto da dieci corone sul piattino del conto. Il cameriere potrebbe non apprezzare.

Nuovissimo Mondo, nuovissimi pagamenti

Se la fame di esperienza no cash vi spinge a farvi qualche oretta di volo in più, salutata Stoccolma dovrete imbarcarvi per un viaggio dall’altra parte del mondo. Destinazione Australia, nazione-Continente che, proprio per la sua estensione, rappresenta un caso importante di società che punta alla riduzione del contante. Secondo uno studio della Westpac Bank, una delle maggiori banche australiane, il Paese potrebbe essere pronto a diventare totalmente cashless entro il 2022. La convinzione deriva dall’osservazione delle tendenze che si sono rafforzate in particolare nel corso del 2016: dallo scorso anno, a Sidney come a Melbourne, da Canberra a Perth, più della metà di tutti i pagamenti sono stati effettuati attraverso sistemi e device elettronici. Più dell'80% degli australiani possessori di uno smartphone ha già fatto esperienza di pagamenti contactless o attraverso app. E già dal 2013 il valore delle transazioni elettroniche è stato superiore ai prelievi di contante. «Quello che spinge molti australiani ad utilizzare le carte di credito non è semplicemente la comodità di non portarsi dietro denaro contante. La politica utilizzata dalle banche è vincente. Esistono molti servizi di personal concierge legati alle carte premium. E a Sidney sono diventati un'abitudine. Vengono utilizzati per trovare un appartamento da affittare, ma anche molti altri tipi di consulenze, come prenotare una visita medica o l'intervento di un idraulico», ha raccontato in un approfondimento Il Sole 24Ore.

India, rivoluzione cashless per legge

Rimanendo “in zona”, per così dire, si potrebbe poi andare a curiosare tra Bombay, Calcutta e Nuova Delhi, in India. La più popolosa democrazia del mondo, e la società in cui gli squilibri di ricchezza sono più evidenti e drammatici, ha infatti imboccato con decisione e in maniera drastica una lotta al contante come primo passo per affrontare il diffusissimo tema della corruzione. Fino al 2015 nel Paese del Gange il 98% dei pagamenti avveniva tramite contante (secondo dati PWC http://pwc.to/2aeGif8), l’8 novembre 2016 il primo ministro Narendra Modi ha annunciato in televisione la fine del corso legale delle banconote da 500 e 1.000 rupie (approssimativamente, 7 e 14 euro), corrispondenti all’86% del contante in circolazione, in vista della sostituzione con nuove banconote.

È la prima tappa di una progressiva opera di diffusione dei pagamenti digitali in India, premessa necessaria sia per ridurre il ricorso al lavoro in nero e l’evasione fiscale, obiettivo dichiarato dal governo in seguito alla demonetizzazione, sia per stimolare l’economia e favorire gli investimenti stranieri. Uno sforzo titanico, che ha provocato nelle prime settimane non poche fra proteste e disordini, ma che già sta riscuotendo i primi successi se si guarda all’impennata del numero di download delle app di pagamento mobile e alle previsioni secondo cui entro il 2020 metà della popolazione indiana utilizzerà metodi di pagamento digitali.

A Taiwan blockchain per tutti

Di ritorno dall’India, tappa obbligata per i futuri frequentatori del Salone dei Pagamenti è Taiwan, quel pezzettino di Cina su cui si sta sviluppando in maniera più compiuta quella digitalizzazione dell’economia che anche nella Cina continentale è una tendenza già particolarmente sviluppata (ne abbiamo parlato diffusamente qui http://www.salonedeipagamenti.com/news/la-payvolution-parla-cinese). A indicare come proprio Taiwan potrebbe diventare (in barba agli svedesi) la prima cashless society è in un’intervista Chiueh Tzi-Cker, vice-president e direttore generale dell’Industrial Technology Research Institute of Taiwan.

Come spiega lo studioso, la sperimentazione in atto che vede l’applicazione di sistemi blockchain alle transazioni via mobile è la strada per arrivare a una completa diffusione dei digital payment: «Se si struttura un sistema di autenticazione condiviso, non importa più se il pagamento lo fai con l’app della tua banca, piuttosto che con un'altra app di pagamento. Il concetto è lo stesso dei prelievi Atm: hai la carta elettronica della tua banca, ma puoi prelevare contante da qualsiasi sportello di qualsiasi banca. Con la blockchain applicata ai pagamenti digitali sarebbe la stessa cosa». Dal punto di vista delle infrastrutture pubbliche, inoltre, Taiwan sta spingendo forte il piede sull’acceleratore della smart city: sensori di traffico, connessione delle automobili alla rete stradale, digitalizzazione dei servizi pubblici. «La raccolta e l’analisi di big data per sviluppare servizi sempre più efficienti per i cittadini è uno degli impegni più importanti», dice Tzi-Cker. E si sa che in questa parte di mondo sull’avanzamento tecnologico non scherzano affatto.

Buon viaggio. E ricordatevi di mettere in valigia il caricatore dello smartphone!