di Giovanna Boggio
Robutti – Direttore Generale della Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al
Risparmio

Uno dei
temi centrale del Salone dei Pagamenti è quello dell’educazione finanziaria e
del ruolo dei giovani che saranno i protagonisti di domani.

Fino dai
tempi del boom anni Sessanta il marketing ha guardato agli adolescenti, o
(all’americana) teenager, come a un
obiettivo cruciale per orientare e incrementare i consumi. Ma, dagli anni Sessanta
agli anni Duemila, la capacità di spesa dei teenager è sempre stata in qualche
modo condizionata dalla capacità finanziaria dei genitori. Paghette, conti
alimentati dai regali dei nonni e degli zii, lavoretti doposcuola o estivi: la
disponibilità di denaro dei nuovi consumatori era tradizionalmente subordinata
dalla volontà degli adulti di fornire loro denaro.

Tutte le
ricerche di mercato ci dicono che oggi non è più esattamente così. Gli
adolescenti italiani spendono molti soldi online. Le ragazze soprattutto per
vestiti e accessori, i ragazzi soprattutto 
 per le tecnologie. Le cifre di
queste spese sono molto significative: i dati raccolti su questo tema da
Telefono Azzurro e Doxa Kids rilevano che per 1 adolescente italiano su 5 l’ultimo
acquisto online ha un valore superiore ai 100 euro.

Crediamo
che suggerire percorsi pratici e percorribili sia un obiettivo prioritario. Per
questo la FEDUF, Fondazione
per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio, che ha come scopo proprio quello
di promuovere la diffusione di una nuova cultura di cittadinanza economica, ha
deciso di portare al Salone dei Pagamenti le sue proposte di educazione
finanziaria coinvolgendo gli studenti delle elementari, delle medie e delle
superiori in lezioni che trattano le queste tematiche in modo divertente
e interattivo. Fra i temi proposti: dematerializzazione,
sostenibilità, legalità e trasparenza, internet e phone banking, carte e
pagamenti elettronici, sicurezza e frodi, i rischi del gioco d’azzardo online

Tornando
ai ragazzi, molti dichiarano di utilizzare con consuetudine carte ricaricabili
o addirittura una carta di credito intestata ai genitori per effettuare gli acquisti
in rete.  

 

Le
ricerche rivelano che la maggior parte dei preadolescenti (in età della scuola
dell’obbligo) sono  in grado di
utilizzare questi strumenti finanziari e si considerano già “soggetti
economici” autonomi:  consumatori,
fruitori di servizi, intestatari di prodotti bancari, autori di transazioni
finanziarie. Peccato che i ragazzi crescano e agiscano senza alcuna forma di
educazione finanziaria in un contesto economico molto più complesso rispetto a
quello in cui erano cresciuti i loro genitori.

 

Ma rendersi
conto che fornire i codici della carta di credito per acquistare un paio di
scarpe o un telefonino on line vuol dire spendere dei soldi di famiglia e che
qualcuno deve averli guadagnati o che dovrà ripagarli, non è un’informazione
banale.

 

Troppo
spesso i giornali ci hanno spiegato che le famiglie italiane sono più oculate
di quelle di altri paesi, meno propense a indebitarsi. Ma sarà così anche
quando le nuove generazioni, cresciute senza i “vecchi” principi prudenziali
del risparmio, saranno diventate adulte?

 

Non è un
caso se la legge 107/2015 (la cosiddetta buona scuola) introduce l’economia tra
i nuovi saperi, riconoscendola come un’indispensabile competenza di
cittadinanza per i giovani. Ma quale economia? È altrettanto indispensabile che
oltre agli insegnamenti teorici sul valore aggiunto, alle nozioni
macroeconomiche, vengano diffuse fra i giovani anche (e soprattutto) le
informazioni sul valore del denaro e degli strumenti che ormai utilizzano
quotidianamente.

 

 

Nel corso del Salone dei pagamenti abbiamo pensato anche ai dirigenti scolastici,
agli insegnanti e alle famiglie riservando loro appuntamenti dedicati a imparare
come trasmettere ai ragazzi le nozioni necessarie per una gestione più
consapevole del denaro, anche dematerializzato.

 

Come
ogni forma di cultura anche quella economica e finanziaria esprime le sue
potenzialità se viene condivisa e praticata. Un paese che non insegna ai propri
figli a gestire il denaro, senza dubbio, rischia ripercussioni economiche
potenzialmente molto gravi. A livello personale, poi, la capacità di gestire il
denaro, qualsiasi forma esso assumerà in futuro, è a nostro avviso un elemento
essenziale per la crescita di cittadini responsabili e soddisfatti. Perché non
è certo un male che i ragazzi si rendano conto delle loro capacità di spesa,
che si sentano consumatori. Ma se continueranno a farlo senza sviluppare il
senso di responsabilità che questo comporta il rischio, oltre che sociale, è
che a livello personale diventino adulti frustrati, insoddisfatti,
incompleti.